Like Dorian Gray

« Older   Newer »
  Share  
Demy_
icon12  CAT_IMG Posted on 27/7/2011, 14:59




Licenza Creative Commons
Like Dorian Gray by Demy_ is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.



I Tokio Hotel e in particolare Bill Kaulitz non mi appartengono, questo testo non è stato scritto con scopo di lucro.

Titolo: Like Dorian Gray
Autorice: Demy_
Raiting: NC17
Genere: Long fic, Drammatico, Romantico, Yaoi
Avvisi: Angst, Adult, Language, OOC, Lemon, Violence, Slash

NOTE DELL'AUTRICE: Like Dorian Gray "Come Dorian Gray" è una Fan Fiction che ho pensato ultimamente. Dopo averci riflettuto bene e aver scritto i primi capitoli ho deciso di pubblicarla, spero che sia di vostro gradimento, anche se forse è un po' diversa dalle altre... Premetto fin da subito che questa è una Fan Fiction Yaoi, quindi se la cosa non è di vostro gradimento, per favore evitate di leggerla.



Like Dorian Gray



Capitolo 1

-Francisco svegliati dai, o farai tardi-

Avvolto tra le lenzuola del mio candido letto, mi stiracchiai guardando mia madre in cagnesco.

-Ma sono ancora le 7.20!-

-Hai l’aereo alle 13.00 devi ancora vestirti fare colazione e andare all’aeroporto a fare il check-in! Forza, in piedi-

Cominciò a tirare le tende e ad aprire le persiane, la luce inondò la mia camera accecandomi, dovetti coprirmi gli occhi, ormai abituati alla lieve penombra.

-Le valigie sono pronte?- mi chiese spazientita

-Si, sono di la in salotto-

Mi guardò con le mani sui fianchi, con uno sguardo che solo una madre può fare e disse:

-Su alzati, ti ho già preparato la colazione, vieni di là in cucina-

Mi alzai, andai a lavarmi e indossai le prime cose che mi capitarono, un paio di jeans e una camicia nera.
Una passata di gel tra i capelli e via. Mi guardai allo specchio sorridente, non ero mai stato più felice di così. Finalmente me ne andavo, lontano da quella casa; lontano da Valencia.
Le mie labbra leggermente carnose erano increspate in un sorriso. I miei occhi scuri non vedevano l’ora di guardare nuovi posti, mi ero stancato della Spagna, non avevo mai viaggiato, e adesso finalmente era capitata l’occasione giusta!

Sistemai i bottoni della camicia e andai in sala da pranzo, mia madre fece capolino dalla cucina indicandomi il caffè e i biscotti. Mi sedetti senza dire nemmeno una parola a mio padre, che se ne stava a capotavola con il giornale piazzato davanti agli occhi e una tazza di caffè fumante in mano. Non mi aveva degnato di uno sguardo, nemmeno quel giorno, che sarei andato via chissà per quanto tempo. I rapporti con mio padre non erano mai stati dei migliori, fin quando un anno fa gli confessai di essere omosessuale; da quel giorno mi cancellò completamente dalla sua vita. Io ero la pecora nera della famiglia secondo lui, ero il figlio frocio che aveva lasciato la scuola per fare il ballerino. Ho sempre sognato studiare danza, ma la situazione economica della mia famiglia non mi permetteva di iscrivermi in qualche scuola prestigiosa, così a dodici anni cominciai a fare piccoli lavoretti di nascosto (lavare le auto, portare a spasso i cani, tagliare l’erba dei prati) e con i soldi che guadagnavo pagavo ogni mese gli insegnamenti di danza classica che mi dava un’anziana signora italiana, ex prima ballerina alla Scala di Milano.

L’anno scorso, compiuti i diciannove anni decisi di uscire allo scoperto, confessare ai miei genitori di avere una strana attrazione fisica per i ragazzi. Mia madre ci passò sopra, ma mio padre non mi guardò più in faccia da quel giorno. Era precisamente passato un anno dall’accaduto, la settimana scorsa avevo compiuto vent'anni.

Un mese fa mi arrivò una telefonata da mio fratello Miguel, dicendo che doveva stare vicino alla moglie che avrebbe partorito a momenti, a Madrid, e che doveva momentaneamente abbandonare il suo lavoro. Mia madre per telefono gli chiese se io potessi sostituirlo in qualche modo e lui accettò volentieri di lasciarmi il suo posto, almeno avrei guadagnato qualcosa e sarei riuscito a pagare poi la scuola di danza.

Feci un breve corso di make-up e hair stylist, era di questo che si occupava mio fratello. Faceva parte di un team che lavorava per una famosa band, di cui in quel momento mi sfuggiva il nome.


Guardai mio padre, lui faceva finta che non ci fossi. Mi alzai e andai a dare un bacio a mia madre, dicendo che dovevo andare in aeroporto o avrei perso l’aereo. Lei mi abbracciò forte dicendomi di chiamare spesso e di tornare ogni tanto a trovarla. Prima di andarmene guardai verso di lui ancora assorto tra gli articoli di quel giornale che aveva tra le mani. Alzò lo sguardo e ci fissammo per un po’. Mi aveva ignorato per un anno, non avevo voglia di salutarlo né di fargli un semplice cenno con la mano. Senza dire niente, mi voltai, presi le valigie e uscii dalla porta d’ingresso.
Un taxi mi scortò fino all’aeroporto. Ci misi un po’ per capire dove dovevo andare, era la prima volta che viaggiavo in aereo ed ero molto spaesato. Con l’aiuto di una hostess, trovai il mio terminal e mi diressi verso l’imbarco, con il biglietto alla mano. Il viaggio per la Germania durò circa tre ore.

Atterrai a Berlino verso le 16.30 , e appena sceso dall’aereo, c’era un uomo alto e robusto, con i capelli cortissimi brizzolati. Era spaventosamente alto, ma mi stupì il fatto che aspettava tra la gente con un cartello in mano con su scritto il mio nome. Gli andai incontro e lui mi sorrise.

-Francisco Bosch.. Sono io-
-Immaginavo, somigli molto a tuo fratello. Io sono Saki Pelka, il capo della security-

-Piacere di conoscerla- gli risposi. Fortunatamente studiare tedesco quel poco che sono andato a scuola, è servito a qualcosa.

-Dammi del tu. Vieni, ti stanno aspettando negli studi Universal-

Lo seguii verso una grossa auto dai vetri oscurati e sfrecciammo via, verso il centro di Berlino.

-Sei agitato?-

-Un po’- gli confessai. In effetti, mi sudavano le mani.

-Tranquillo, gli altri dello staff ti tratteranno come uno di famiglia. Come sta la moglie di Miguel?-

-Dovrebbe partorire tra qualche giorno-

-Siamo tutti molto felici per lui. È bello vedere che si fida di te tanto da lasciarti il posto-

-Si, beh, siamo sempre stati molto uniti fin da bambini-

-Hai anche una sorella se non sbaglio-

-Si, ha tre anni più di me, non ci sentiamo spesso. Fa la pittrice a Londra-

-Allora tu sei il più piccolo della famiglia, giusto? È il tuo primo lavoro?-

-Si…-
Mi sorrise e infine disse:
-Non preoccuparti, andrà tutto bene-

Gli sorrisi anch’io, finalmente qualcuno che mi rassicurava!

A Berlino faceva veramente troppo freddo per me, che ero abituato ai caldi climi di Valencia; una ventata di aria gelida m’investì appena scesi dall’auto.
Era ottobre, e il gelo cominciava a farsi sentire.
Entrammo in quel grande edificio e ci fermammo davanti ad una porta con su scritto Tokio Hotel. Ecco, il nome della band, adesso ricordavo. 
Saki bussò e qualcuno urlò “avanti”.
Cinque paia di occhi mi fissarono non appena varcai quella soglia. 
Un uomo di bell’aspetto mi si avvicinò sorridente.

-Tu devi essere il fratello minore di Miguel, Francisco, giusto? Ciao io sono David Jost, il manager dei ragazzi-

-Si sono io, piacere di conoscerla- gli dissi stringendogli la mano.

Mi fece segno di seguirlo e camminai lentamente verso i componenti della band.

-Beh che dire, dovrai lavorare con loro, sarai il braccio destro di Natalie, la make-up artist, che ti spiegherà tutto più tardi. Ti occuperai dell'aspetto estetico dei ragazzi prima delle apparizioni pubbliche e dei concerti. Piccole cose per adesso, devi ancora prenderci la mano, non preoccuparti se all’inizio ti trovi un po’ spaesato; per qualsiasi problema chiedi a me o a Natalie-

Annuii sorridendo appena.
Mi mise una mano dietro la schiena facendomi avvicinare di più ai ragazzi. Uno di loro mi venne incontro, aveva lunghe treccine e vestiti troppo larghi. Mi porse la mano con un sorriso cordiale e aggiunse:

-Ciao, sono Tom il chitarrista-

Afferrai la mano dicendo: -Francisco, piacere-

Dietro di lui avanzò un ragazzo con i capelli lisci e castani, dicendo di chiamarsi Georg e di suonare il basso.

Verso destra mi si avvicinò il batterista, un ragazzo robusto con la faccia simpatica e gli occhiali dalla montatura spessa. 

-Mi chiamo Gustav, piacere- ricambiai la stretta di mano ma i miei occhi volarono alla figura dietro di lui.

Su una poltrona stava comodo un ragazzo, con i piedi incrociati e appoggiati sul tavolo. Sfogliava una rivista con aria annoiata e quando si accorse che guardavo verso la sua direzione alzò gli occhi e i nostri sguardi s’incrociarono.

Era la cosa più bella che avessi mai visto. I suoi capelli neri come i miei erano pettinati all’indietro dandogli un’aria molto raffinata. I suoi occhi nocciola resi ancora più penetranti essendo contornati da uno spesso trucco scuro, mi guardavano svogliati.
Il suo naso perfetto, la sua bocca così precisa, tutto di quella creatura mi sembrava divino.

Mi rifilò un finto sorrisetto che durò neanche due secondi e poi tornò a leggere la sua rivista. Il ragazzo con le treccine alzò gli occhi al cielo. Notai quanto quei due fossero uguali, dovevano sicuramente essere gemelli. Non so perché, quando strinsi la mano a Tom nessun brivido mi corse lungo la schiena come quello che mi pervase dopo che suo fratello si alzò e venne verso di me. Ma che mi stava succedendo?

-Ehi- disse a mo’ di saluto, senza alcuna enfasi -Io sono Bill-

-Bill..- sussurrai ripetendo quel nome che sapevo non mi sarei mai dimenticato.

-Si, Bill- disse annuendo e guardandomi storto.

-Sei un tipo strano- aggiunse -Come hai detto che ti chiami?-

-Francisco- risposi. Lo vidi annuire senza prestare molta attenzione al mio nome, ma concentrandosi forse sui miei vestiti di basso prezzo.

Io imbarazzato abbassai gli occhi, ma continuavo a sentirmi i suoi addosso.
Si allontanò e tornò alla sua postazione piazzando di nuovo i piedi sul tavolo e frugando dentro una borsa.

-David, dove sono le mie sigarette?-

La sua voce melodica e piacevole mi fece intuire che fosse lui il cantante della band.

Il manager, che stava parlando con Saki si girò verso il ragazzo indicandogli la propria borsa, ma non si stupì vedendolo frugare tranquillamente tra le sue cose.

-Trovate- disse soddisfatto. Ne prese una e fece per accenderla ma il batterista gli schioccò le dita davanti agli occhi e gli ricordò della presenza del cartello attaccato al muro che vietava di fumare.

-Bill insomma! Quanti anni sono che occupiamo questa stanza, ancora non hai capito che non si può?-

-E tu quanti anni sono che mi vedi fumare senza problemi? Non rompere eh-

Si accese tranquillamente la sigaretta e sbuffò una gran quantità di fumo che mi fece tossire.

-Ti da fastidio il fumo, tesoro? Non è detto che tu debba rimanere qui, ormai le presentazioni le abbiamo fatte-

-Bill!- lo ammonì Georg.

-Che ho detto?!-

Per evitare di picchiarlo, Georg girò i tacchi e uscì dicendo che doveva chiamare la sua fidanzata.

Io ero rimasto in silenzio, non sapendo come reagire. Guardai Saki ma era preso in un discorso di lavoro con David e mi accantonai in un angolo aspettando che finisse.

-Che ci fai li da solo? Vieni, siediti con noi- disse Tom facendomi il gesto di raggiungerlo sul divano bianco.

-Saki ne avrà per un po’ con David, il tour è vicino e devono mettere in chiaro molte cose-

-Capisco- la mia timidezza non mi permetteva di dire altro.

-Sembra che tu abbia più o meno la nostra età- mi disse Gustav giocherellando con una bacchetta.

-Ho vent’anni, compiuti la settimana scorsa-

-Oh, io e Bill ne compiremo ventitré l’anno prossimo-
-Io ventiquattro, una settimana dopo di loro-
Mi chiesero di mio fratello e se mi piacesse davvero fare questo lavoro.

-Veramente l’ho fatto solo per guadagnare un po’, e per andare via da casa-

I due annuirono sommessamente capendo che non volevo parlare della mia situazione famigliare.

Bill continuava a restarsene in disparte, a fumare ed era molto concentrato a scrivere sms con il suo palmare.

Tutto di lui mi attraeva, persino il modo in cui teneva la sigaretta tra le dita. Cercai di guardarlo il meno possibile, ma quando avevo fame della sua figura perfetta tornavo a mangiarmelo con gli occhi, quando lui non se ne accorgeva. Ad un tratto si alzò e se ne andò senza dare spiegazioni a nessuno. Non dissi niente, ma vidi il gemello scuotere la testa e il batterista sorridere. Tornò dopo un quarto d’ora con i capelli leggermente spettinati e la pelle perlata appena di sudore.

-Come è andata?- gli chiese Gustav divertito.

-Alla grande come sempre-

-Quante erano stavolta?-

-Solo in due, ma mi sono accontentato- disse soddisfatto sistemandosi i capelli davanti lo specchio.

Si accorse che guardavo il suo riflesso allo specchio e si voltò verso di me lanciandomi un'occhiataccia. Prima che potesse dirmi qualcosa, Tom gli chiese: 
-Ma non ti fa schifo in bagno?- 

-Se vuoi la prossima volta vado nella tua macchina, è molto comoda e spaziosa-

-Non ti azzardare!- disse ridendo, tirando un cuscino al gemello che per la prima volta vidi ridere di gusto. Con il sorriso stampato in faccia era ancora più bello.

-Quante storie per una sveltina!- disse divertito.

David si avvicinò a me sorridente -Vedo che ti trovi bene con loro-

-Si.. Sono simpatici- dissi arrossendo, notando ancora una volta lo sguardo curioso di Bill su di me.

-Adesso vieni, ti faccio conoscere gli altri. Ciao ragazzi a stasera- 

Li salutai anch’io, tornò Georg e loro tre dissero in coro:

-Ciao Saki, Ciao Francisco-

Bill si limitò a farci un cenno con la testa accendendosi un'altra sigaretta.

Per tutto il giorno non feci che pensare al cantante. Conobbi gli altri agenti della security e alcuni tecnici. Qualche componente dello staff mi parlò male di lui, dicendo liberamente che era uno stronzo, arrogante e altezzoso, ma tutti questi difetti non facevano altro che far crescere in me la voglia di conoscerlo. Ero sicuro che non fosse veramente così, dopotutto come poteva un essere di tanta bellezza essere così stronzo come mi dicevano? Con il passare del tempo mi accorsi che mi sbagliavo, avevano perfettamente ragione nel dirmi di stargli alla larga, ma quando lo capii fu troppo tardi.

Edited by Demy_ - 27/1/2012, 14:17
 
Top
pikkola stella
CAT_IMG Posted on 28/7/2011, 19:42




bello come inizio!! =)
anche se bill stron** non mi piace molto, spero solo che s'innamori ...
Demy, continua presto, voglio leggere il seguito!!
prestooooooooooooooo!!!!!!!!!!

Che bello, sono la prima a commentare *-*
ma che è una ff Yaoi? :huh:
 
Top
Demy_
CAT_IMG Posted on 28/7/2011, 20:44




Oooh che bello, mi fa piacere che finalmente qualcuno ha commentato :D grazie mille ^^
beh aspetta a dire che bill e' stronzo, ancora non hai visto niente, penso che tra un po' comincerai ad odiarlo xD
yaoi e' un termine che indica le relazioni tra omosessuali, come anche Forever Now

grazie, posterò domani <3
 
Top
LaStellinaPersa_
CAT_IMG Posted on 29/7/2011, 11:19




Oh Demy non mi ero accorta che hai postato una nuova ff!! è davvero molto carina.. Bill è proprio uno stronzo, mi sembra così arrogante! Francisco invece è dolce e mi sembra già cotto! Complimenti cara :)
 
Top
Demy_
CAT_IMG Posted on 29/7/2011, 13:33




Grazie, sono felice di sapere che ci sei anche tu! ^^
Ho inserito il banner sopra al primo capitolo, anche se non è un granché spero vi piaccia, Francisco non si vede molto bene in viso ma posterò delle foto dove lui si vede meglio ^^
Adesso vi lascio questo secondo capitolo, buona lettura..

Capitolo 2

Dormii in un hotel dove pernottavano anche i membri dello staff che non abitavano a Berlino. La mattina dopo mi svegliai alle 7.00 e andai diretto alla Universal, saremmo partiti il giorno dopo per il tour, così i ragazzi dovevano fare varie interviste, tutte tra le 9.00 e le 12.30.

Arrivai nella stanza dove li avevo incontrati la prima volta e c’era un'allucinante via vai di gente. Davanti a due specchi contornati e illuminati da tante luci, c’erano Gustav e Tom.

Mi avvicinai a loro dandogli il buongiorno chiedendo dove fosse il mio capo, la make-up artist.

-Ehi Francisco- mi salutò Georg passando velocemente, io gli feci sorridendo un cenno con la mano.

-Natalie è di sopra per prendere i cosmetici, ha detto che devi aspettarla qui- mi spiegò Tom.

Dopo neanche cinque minuti arrivò di corsa, era una donna sulla trentina, con i capelli biondo cenere e gli occhi grandi.
-Ciao, tu devi essere Francisco. Io sono Natalie, piacere di conoscerti! Beh, credo che ti abbiano già spiegato cosa farai con noi. Per adesso, prendi questa..- Mi passò una grande borsa piena di creme e cosmetici.
-Questi sono gli attrezzi del mestiere di tuo fratello- mi disse sorridendo, porgendomi un'altra borsa più piccola con una ventina di pennelli.

-Allora, ognuno di loro ha una pelle diversa, quindi prima di tutto applica queste creme, tanto c’è il nome scritto sopra, poi stendi una base che si avvicina di più alla loro carnagione. Dopodiché usa correttore e fissante. A Bill ci penso io, lui ha un trucco molto più complicato.. Ah dimenticavo, sistema le sopracciglia a Tom prima di cominciare. Tutto chiaro?-
-Chiarissimo- dissi con un tono professionale.

Si allontanò correndo verso il cantante, che era già posizionato davanti ad un altro di quegli specchi che prima non avevo notato, nemmeno si accorse della mia presenza, tanto era indaffarato ad ammirare la sua immagine riflessa.

Cominciai ad aggiustare le folte sopracciglia di Tom , ma non assottigliandole, solo rendendole più curate e precise, passo dopo passo terminai l’opera. Avevo azzeccato davvero il colore della sua carnagione e lo guardai soddisfatto.

-Mmmhh, non male devo dire- affermò guardandosi, mi ringraziò e fece sedere Georg al suo posto, finito con lui terminai con Gustav. Sapevo di essere bravo ma non mi aspettavo un lavoro così ben riuscito.

Alzai il collo e in quella stanza affollata riuscii a intravedere Natalie alle prese con Bill. Con la scusa di poter essere d’aiuto mi avvicinai a loro.

-Oh, grazie qui sono a posto, con gli altri hai finito?-

-Si si-

-Bene, dopo passo a controllare..- disse mentre stendeva un velo di cipria su quel viso d’angelo.

L’angelo in questione mi fulminò con lo sguardo e chiese alla truccatrice:
-Ma perché lui lavora per noi adesso?- lo disse tranquillamente come se non ci fossi. 

-È il fratello di Miguel, lo sostituirà durante il tour. Te ne avevo parlato, non ricordi?-

-Le cose che non mi interessano le dimentico facilmente-

Lei mi guardò dispiaciuta, e io con un sorriso triste mi allontanai avvicinandomi a Cornelius, un tecnico del suono che avevo conosciuto la sera precedente a cena.

-Sono tutti indaffarati per la partenza di domani. Sarà davvero dura quest’anno sono più di quaranta date..-
Disse sospirando.
Era un uomo scuro di carnagione, sulla cinquantina, ma ancora di bell’aspetto.

-Già.. il mio lavoro non è così complicato, tu hai molte più responsabilità di me- risposi.

-Vorrei vedere te alle prese con una belva del genere- disse indicando Bill -È un perfezionista, il soundcheck deve essere perfetto prima di ogni concerto. È instancabile, ha fame di successo-

-Glielo si legge negli occhi…- affermai sognante.

-Una vera macchina da guerra. Lui è nato per fare questo, nessuno potrà mai dire il contrario. Riguardo al suo carattere…. Beh, ci sarebbero un paio di cosette da sistemare- detto così mi sorrise salutandomi e se ne andò per sbrigare le ultime faccende insieme ad altri tecnici. I miei occhi tornarono verso il cantante;

Natalie si allontanò da lui, che si osservò allo specchio visibilmente soddisfatto, poi si guardò intorno con sguardo perso.

-David! David!!-
Il manager accorse da lui.

-Dov’è il mio tofu? Sto morendo di fame, manda di corsa qualcuno a prendermelo-

Erano quasi tutti indaffarati, David mi vide senza fare niente e mi chiese: -Tu hai finito?-

-Si..-

-Allora vieni, fatti spiegare cosa vuole- disse indicando Bill e correndo via pieno di cose più importanti da fare.
Mi avvicinai a lui che gesticolando mi disse:

-Non mi ricordo il tuo nome, ma non importa. Apri bene le orecchie: Tofu, lattuga verde, una pesca e mezzo litro di acqua minerale. Veloce- schioccò le dita e mi fece segno di andare.

-Ma con cosa pago?-

-Digli di mettere tutto sul conto del mio manager, ci pensa sempre lui- indicando con gli occhi David.

Andai di corsa verso l’uscita e mi scontrai con Natalie.

-Ma dove devo andare??-

Lei mi guardò senza capire.

-Dove lo compro il tofu per Bill?-

-Aaahh avrei dovuto immaginarlo. Appena esci sulla sinistra c’è un ristorante vegetariano dove fanno anche il take away, vado sempre li a prendergli i pasti-

-Grazie!!- dissi già diretto verso l’uscita dell’edificio.

Dopo neanche un quarto d’ora ero già di ritorno con due vassoi coperti con la carta stagnola e la bottiglia da mezzo litro sotto il braccio.
Arrivai senza fiato davanti a lui e appoggiai tutto sul tavolinetto li davanti, facendo riprendere un po’ d’aria ai miei polmoni.

Lui guardò sorpreso prima me, poi l’orologio che aveva al polso.

-Notevole..- affermò alzando un sopracciglio in un modo affascinante.

Gli sorrisi e lui fece lo stesso, poi si concentrò sul suo pasto. Capii di essere stato congedato, mi allontanai facendo un sospiro di sollievo. Avevo attirato la sua attenzione, e prima o poi sarei riuscito a instaurare qualche tipo di rapporto verbale con lui.
Durante la prima intervista andai di fuori sul balcone dove Natalie si stava fumando una sigaretta in pace.

-Francisco…- mi disse sorridendo 

-Spero di non disturbarti-

-Ma figurati! Sei fin troppo educato e gentile rispetto alla gente che mi tocca sopportare qui-

Fece un tiro e si corresse: -Non che ce l’abbia con qualcuno in particolare… Ma sono tutti abbastanza nervosi ultimamente. Tu sei così posato e paziente con tutti-

-Sono troppo timido a dire il vero..- risposi guardando in basso.

-Non preoccuparti, ti sbloccherai presto. Hai fatto un bel lavoro con i ragazzi, ti avevo sottovalutato-

-Ti ringrazio- arrossii violentemente.

Mi appoggiai alla ringhiera e respirai una boccata d’aria fresca.

-Mi dispiace per prima, con Bill. Non te la prendere, imparerai presto a conoscerlo, dopodiché non ci farai nemmeno più caso al suo comportamento scortese. Prima non era così… la fama gli ha dato alla testa-

-Succede a molte persone…-

-Ma non doveva capitare a lui. Non a ventidue anni.. Non capisco perché ha fatto questo strano cambiamento, come se gli fosse successo qualcosa dentro… A me sembra come.. come se fosse stato ferito, mi spiego? Di solito si reagisce così a una delusione. Ma non ho idea di cosa gli sia capitato, infondo la mia è solo una supposizione-

Avrei voluto dirle che non tutti siamo uguali; che non tutti affrontano una delusione diventando improvvisamente arroganti, io ero solo diventato più fragile dopo che mio padre si rifiutò anche solo di guardarmi. Ma rimasi in silenzio, o le avrei dovuto raccontare la mia storia, cosa che sinceramente non mi andava molto.

-Si gela qui, andiamo dentro- mi disse gettando la sigaretta ormai finita e sfregandosi le mani.

La seguii all’interno della stanza dove stavano facendo l’intervista, mi sistemai in un angolo dove potevo osservare bene senza essere inquadrato dalle telecamere. Si parlava del tour, delle fans, e dei piccoli piaceri che si permettono i ragazzi appena dopo un concerto. Li guardai attentamente, Bill era quello più loquace, riusciva ad incantarti con le sue parole; ad ogni suo sorriso la giornalista si scioglieva. E anche io..
Tom annuiva spesso e ogni tanto interrompeva il gemello, o terminava la frase.

Georg tamburellava con le dita sul divanetto e ascoltava attentamente rispondendo a qualche domanda.

Gustav era quello che rimaneva in silenzio più a lungo, durante le cinque o sei interviste lo sentii parlare pochissime volte. Non riuscivo a capire come un ragazzo così buffo e socievole diventasse piccolo piccolo e silenzioso davanti alla telecamera. 
Dopo che ebbero finito, i ragazzi invitarono a pranzo i membri più stretti dello staff, visto che nessuno mi aveva invitato presi il borsone dei cosmetici e andai a salutare David. Gustav mi sentì e si avvicinò:

-Pensavamo fosse scontato che saresti venuto anche tu a pranzo, hai qualche altro impegno?-

-No, io… veramente non mi aspettavo..-

-Quando abbiamo preso l’ordinazione al ristorante Bill ha contato anche te-

Al suono di quelle parole i miei occhi brillarono
-Davvero?-

-Si, certo. Vieni incamminiamoci intanto. Ci raggiungi David?-

Il manager lo guardò con un aria dispiaciuta dicendo: -Vedrò quello che posso fare-

Andammo in un ristorante molto chic, in uno dei quartieri più popolari della città (lo trovo personalmente troppo complicato da pronunciare) ed io, i ragazzi e gli altri membri dello staff ci sedemmo ad un tavolo per dieci persone, aspettando gli altri.

Bill si lamentava di quanto le sue unghie fossero meno curate del solito e sentii Tom sbuffare sonoramente.

Il cellulare del cantante squillò e lui uscì dal ristorante per rispondere continuando a guardarsi le unghie.

Georg disse a Tom: -Quanto ci scommetti che stavolta è Katy?-

-No, per me è Christie- affermò sicuro Gustav, mentre Tom rispose: -Dieci euro che è Talia-

I tre si strinsero le mani per accettare ognuno la puntata dell’altro e aspettarono che tornò.

-Talia mi sta massacrando di chiamate in questi giorni. Le ho detto esplicitamente che non mi interessa più già una settimana fa, adesso sta esagerando- disse in tono esasperato tornando a sedersi accanto a suo fratello.

Tom fece un gesto di vittoria e i due imbronciati passarono i soldi sul tavolo.

-Ancora queste stupide scommesse?-

-La tua vita privata è un business per me, gemellino- disse tutto contento infilando i venti euro nel portafogli.

I gemelli risero e gli altri due fecero i finti offesi. David e gli altri riuscirono a raggiungerci e prendemmo le ordinazioni, mangiammo tutti molto abbondantemente tranne Bill, che prese solo un insalata perché aveva già mangiato prima dell’intervista e sembrava non avere molto appetito. 
Io avevo a sinistra Georg e gli altri tre, da destra partivano due tecnici, il manager, Saki e Natalie.
Parlai un po’ con il bassista, fin quando Tom mi chiese: -Ti vedo allenato, eh. Pratichi qualche sport?-

-Danza classica, da quando avevo dodici anni-

Alla mia risposta Bill rise divertito.

-Ah! Danza classica! Non ne hai bisogno, sei già effeminato di tuo-

-Da che pulpito!- gli rispose Georg facendolo tacere di colpo.

-Da dodici anni? Devi essere bravissimo allora- mi disse Tom ignorando completamente il fratello.

-Beh si, me la cavo..-

Il cantante evidentemente offeso si alzò senza guardare nessuno, indossò gli occhiali da sole, prese la borsa e uscì dal locale. Tutti i presenti rimasero in silenzio, tranne David che guardò verso di noi e non avendo ascoltato la discussione chiese:
-Che è successo stavolta?-

-Mi dispiace, ma ci sono delle volte dove davvero non lo reggo!- rispose Georg.
Il manager andò a pagare e me ne tornai in hotel. Quella sera la band era stata invitata ad una festa, così alle 18.00 io dovevo essere nei camerini a rinfrescargli il trucco. Mancavano due ore, e decisi di fare qualche esercizio per tenermi allenato, presi il mio iPod e cercai una melodia al pianoforte adatta per gli esercizi che di solito facevo alla sbarra. Mi appoggiai al davanzale della finestra e cominciai con un Cambré flettendo il busto indietro, “en avant” o lateralmente, qualche Plié, poi lo Chassé, e almeno un quarto d’ora di Battement cioè l’azione del battere la gamba tesa o piegata ripetutamente, tenendo la schiena ben eretta. Continuai con qualche Pirouette en dehors, e mi fermai riprendendo fiato. Ero fuori allenamento, non ballavo da circa due settimane: dovevo riprendere ad allenarmi ogni giorno.

Mi feci una doccia e mi buttai sul letto ancora con l’accappatoio indosso e senza volerlo, mi addormentai.
 
Top
pikkola stella
CAT_IMG Posted on 29/7/2011, 14:56




Uhm .... Questa storia mi piace sempre di più ....
Onestamente quando bill ha detto che francisco e' effemminato, ho pensato la stessa cosa di georg!!!!
Povero francisco, mi fa un po pena quel ragazzo :cry:
posta presto, sto impazzendo!!!
le tue ff causano dipendenza, sai?
 
Top
Demy_
CAT_IMG Posted on 29/7/2011, 16:54




Si, Francisco è un tesoro, poverino però, posso solo dirvi che soffrirà, e non poco..
Grazie mille Pikkola Stella ^^
Creano davvero dipendenza? Ahaha ** ne sono felice!
La settimana prossima posto il sequel di Forever Now ^^
 
Top
pikkola stella
CAT_IMG Posted on 29/7/2011, 18:00




Posterai il sequel????
Ssssssssiiiiiiiii!!!!!!!!!! *-*
me impaziente ....
 
Top
LaStellinaPersa_
CAT_IMG Posted on 30/7/2011, 00:21




CITAZIONE (Demy_ @ 29/7/2011, 14:33) 
Grazie, sono felice di sapere che ci sei anche tu! ^^

Ma grazie, che dolce! Non posso perdermi le tue ff, scrivi troppo bene!! Comunque Bill è troppo egocentrico e arrogante per i miei gusti, ma è sexy quando fa così xD! Spero che Francisco non soffra troppo a causa sua.. complimenti Demy, sono sempre più convinta che scrivi benissimo!

Ahhhh non vedo l'ora di leggere il sequel di Forever Now! Mi manca leggere quella bellissima storia..
 
Top
Demy_
CAT_IMG Posted on 30/7/2011, 00:28




Grazie mille, quanti complimenti **
Beh, ancora non hai visto niente di Bill, credimi... Ci sarà di peggio.
Comunque grazie di cuore, siete sempre pronte a seguire le mie FF vi amo!
 
Top
Demy_
CAT_IMG Posted on 30/7/2011, 13:27




Capitolo 3

Aprii gli occhi e mi alzai a sedere di scatto, guardai il cellulare pieno di chiamate perse di Natalie. Cazzo, le 18.40! Avrei dovuto essere la più di mezz’ora fa! Mi alzai e mi vestii di corsa, presi la borsa con i cosmetici e corsi sul marciapiede chiamando un taxi che per fortuna si fermò subito. Gli diedi l’indirizzo e sfrecciò nel luogo dove si sarebbe tenuta la festa quella sera.
Mi lasciò fuori un edificio bellissimo in stile barocco e salii di corsa le ampie scale. All'entrata c'era una donna alta e robusta, con i capelli bianchi raccolti in un elegante crocchia e uno sguardo glaciale.
-Senta, potrebbe dirmi dove si trovano i camerini dei Tokio Hotel?-
-Può entrare solo il personale autorizzato-
Io aprii il borsone e frugai cercando il tesserino dello staff, ma senza trovarlo. Dovevo essermelo dimenticato in hotel…
-Ehm.. senta, non trovo il tesserino, ma faccio parte del personale, sono un assistente di Natalie Franz-
-Se non ha il tesserino non può entrare- disse freddamente scrutandomi dietro un paio di occhiali da vista a mezzaluna.
-La prego, sono già in ritardo..- le dissi disperato, passandomi una mano tra i capelli.
-Non posso aiutarla- rispose guardando altrove.
Stavo per arrendermi e per tornare in hotel, pronto per il mio licenziamento, quando sentii qualcuno che urlava il mio nome.
-Francisco! Ma dove diavolo eri finito??-
David agitava le mani e correva verso di me, mi prese per un braccio e mi trascinò dentro. Quella megera non avrebbe potuto dire niente.
-Mi dispiace, oggi sono capitate tutte a me!-
-Non preoccuparti, è difficile abituarsi i primi giorni, per questa volta sei perdonato-
-Grazie David..-
Corremmo verso i camerini e mi lasciò li davanti e si precipitò in una stanza poco distante tornando alle sue faccende da sbrigare.
Il corridoio era pieno di gente che correva avanti e indietro indaffarati fino al collo. Bussai e qualcuno da dentro mi diede il permesso di entrare.
Rispetto al finimondo che c'era fuori, nel camerino c'era la pace.
Gustav stava sdraiato sul divanetto e aveva le cuffie alle orecchie, perso nei suoi pensieri.
Bill fumava una sigaretta nella sua posizione preferita: rilassato su una comoda poltrona con i piedi sul tavolinetto, mentre Georg e Tom giocavano a carte accanto agli stivali borchiati del cantante.
-Ehi, Francisco- mi salutò Georg.
Gli altri mi salutarono sorridenti con un cenno.
-Ciao ragazzi.. Scusate per il ritardo, con chi comincio?-
-Faccio prima io- si offrì Tom.
-Ehi, e la partita?- chiese Georg.
-Tanto ti stavo stracciando- gli rispose con un sorrisetto
-Dai continuo io- Bill spense la sigaretta e prese in mano le carte del gemello.
Tom si sedette davanti a un grande specchio e io accesi la lampada sovrastante.
Appena un po' di crema idratante, e poco fondotinta. Illuminante e correttore. Ero stato velocissimo, lo feci alzare e al suo posto si sedette Gustav. Mentre gli stendevo un lieve strato di fondotinta guardavo gli altri, Georg stava perdendo anche con Bill che barava grazie a Tom. I due gemelli ghignavano di nascosto, mentre il povero bassista non si accorgeva di niente.
Risi tra me e me, e tornai a concentrarmi su Gustav.
Dopo aver finito anche con Georg, stavo mettendo a posto tutto quando vidi Bill posizionarsi davanti allo specchio e guardarmi alzando un sopracciglio.
-Vuoi farmi uscire così?- disse con una punta d'ironia indicando il suo volto d'angelo struccato e pallido.
-Io pensavo che stessi aspettando Natalie-
-Lei mi ha fatto i capelli ed è dovuta tornare a casa da suo figlio. Devi fare anche me oggi, per questo ti avevano detto di venire qui alle 18.00-
Rimasi paralizzato. Nessuno mi aveva informato e non avevo la minima idea di quali prodotti usare con lui.
Non sapevo che tipo di pelle avesse né quale tecniche dovevo usare per sfumargli l'ombretto. Lui era molto più complicato da truccare degli altri.
-Bill io…-
Sbuffò e frugò nel borsone dove tenevo tutti i cosmetici. tirò fuori una manciata di prodotti e mi porse una crema per pelli normali.
-Che sia la prima e l'ultima volta che ti dico come fare il tuo lavoro- mi disse freddamente.
-Bill, non esagerare- gli disse Georg.
-Tu non ti impicciare- gli rispose scoccandogli un'occhiata cattiva.
Vidi con la coda dell'occhio il ragazzo dai lunghi capelli lisci stringere i pugni e respirare lentamente per calmarsi.
Tornò a guardare me con un'aria di sfida e io in silenzio cominciai a lavorare su di lui.
Quel suo viso preciso era come una tela, io mi sentivo come il pittore che dipinge per la prima volta uno bellissimo paesaggio. Gli feci un trucco scuro intorno all'attaccatura delle ciglia che poi sfumava con il grigio lungo il taglio dei suoi occhi. lo accentuai con eye-liner e mascara. Sistemai le sopracciglia e stesi una base opaca che stava da Dio con la sua carnagione. una spolverata di cipria sul naso e spruzzai un po' di fissante.
Ammirai il lavoro terminato con soddisfazione e le mani mi fremevano per quanto desideravo toccare ancora quella pelle setosa. Avrei voluto passare lentamente un dito su quelle labbra che sembravano chiamarmi...
Lui aprì un occhio e mi guardò.
-Hai finito?-
-Si..-
Si guardò a lungo, voltandosi di poco sia a destra che a sinistra. Dopo cinque minuti si voltò e abbozzò un sorriso dicendo: -Pensavo che avresti fatto un disastro, ammetto che mi sbagliavo-
I presenti sgranarono gli occhi e lo fissarono increduli. Quando mai era stato così gentile con me? Anche se non direttamente, mi aveva detto che avevo fatto un bel lavoro.
Lo conoscevo da soli due giorni e fino a quel momento mi aveva sempre fatto credere che mi detestasse.
-Ma non montarti la testa- disse sempre sorridendo, come se scherzasse.
Il cuore aveva preso a battermi velocemente e non sapendo cosa rispondere sorrisi semplicemente.
Si alzò e si accese un altra sigaretta; mi chiesi come poteva un fumatore così accanito avere una voce così melodica, evidentemente era l'eccezione. Lui era tutto un'eccezione..
Si erano fatte le 20.00 e i ragazzi dovevano presentarsi alla festa. Uscirono e guardai l'oggetto del mio desiderio con la coda dell'occhio, era talmente concentrato a scrivere e ricevere messaggi al cellulare che si dimenticò anche di salutarmi. La cosa mi rattristò un po' ma decisi di non pensarci.
Riordinai tutto nella borsa da lavoro e uscii anche io. All'uscita incontrai David.
-Francisco, domani alle 08.30 in punto nella hall dell'hotel ok? Abbiamo la partenza alle 10.00 per Mosca-
-Va bene, non mancherò. Ma te non vai alla festa?-
-No, non ne ho voglia, e poi sono stati invitati solo i ragazzi-
-Si ma tu sei il manager-
-Lo so, ma meglio così, almeno vado a riposarmi… Sono tranquillo sapendo che c'è Dirk con loro. A domani, allora-
Dirk era l'energumeno biondo della band security. Si occupava della sicurezza del gruppo quando c'erano feste e raduni.
-A domani- gli dissi sorridendo.
Mentre passeggiavo diretto verso l'hotel pensavo al giorno seguente. Avevo passato tutta la vita a casa a Valencia e da un giorno all'altro mi trovo a fare un tour mondiale; per cominciare, Mosca… Avevo sempre desiderato viaggiare, finalmente uno dei miei desideri si stava avverando. A volte non sai davvero cosa la vita possa avere in serbo per te...
Tornai in Hotel a cambiarmi, Visto che era sabato volevo uscire, anche se da solo, almeno avrei passato una serata diversa a Berlino.
Dopo aver fatto una doccia veloce indossai una camicia bordeaux che metteva ancora di più in risalto il mio fisico slanciato e un paio di pantaloni neri opachi bellissimi, che mi aveva cucito mia madre con le sue mani. Scarpe da sera e una giacca elegante, ma non troppo.
Andai a cena in un ristorante dove non si spendeva molto, mi sedetti ad un tavolo da solo e osservai la gente attorno a me. Alcune ragazze mi fissavano maliziose, i loro fidanzati mi guardavano pensando che sarei stato un potenziale rivale, ma ovviamente non ero interessato a nessuna di loro.
Dopo aver cenato feci un giro di locali dove conobbi diversa gente, gente che ti tiene compagnia al bancone, niente di più. In fine avevo trovato un pub abbastanza carino, forse un po' troppo affollato, e rimasi a bere il mio drink leggero al bancone per un po', parlando con il barman.
Era l'una di notte passata, stavo per tornare in hotel quando lo vidi entrare nel privè.
Era lui, non potevo sbagliarmi, indossava gli stessi vestiti che gli avevo visto addosso qualche ora prima e il trucco che gli avevo fatto teneva ancora abbastanza bene.
Era seguito da tre ragazze, tutte con abitini succinti e tacchi vertiginosi.
Sbirciai dietro la tenda ma il buttafuori mi spinse indietro guardandomi con una faccia cattiva. Mi accostai al muro e aspettai qualche minuto, sperando di vederlo anche per pochi minuti. Qualcuno che ascoltò le mie preghiere fece in modo che quell'angelo scostasse la tenda ed uscisse nuovamente dal privè. Pronunciai il suo nome ad alta voce, sperando che la musica non avrebbe sovrastato la mia voce.
-Bill!-
Lui oltrepassò il buttafuori e si accorse di me. Mi fece un cenno e io mi avvicinai. Si era appoggiato al muro bianco con un cocktail nella mano destra, e mi squadrò con occhi arrossati e assenti. Evidentemente aveva bevuto parecchio.
-Anche tu qui per la sbronza pre-tour?- disse scolando tutto d'un fiato il duo drink arancione.
-No, volevo solo uscire un po'..- dissi rimanendo incantato a guardare una goccia di quella roba che si era bevuto che era sfuggita alla sua bocca e scivolava lentamente verso il colletto della camicia che indossava. Cercai di trattenermi in quanto avrei voluto leccargliela via, passando la lingua sul suo collo. La sua voce mi impedì di fantasticare ancora:
-Vuoi una donna? La dentro ce ne sono quante ne vuoi- indicò oltre la tenda rossa.
Scossi la testa sorridendo -No, grazie lo stesso, stavo per tornare in hotel-
-Io torno alla mia orgia- disse tranquillamente girando i tacchi e barcollando verso il privè.
Io lo afferrai per un braccio e lui si voltò con una strana espressione.
-Ma che vuoi? Lasciami-
-Ti porto a casa, Bill, non mi fido a lasciarti qui-
Lui fece una lunga risata e cadde, ma prima che potesse toccare terra lo afferrai al volo.
Mugugnò qualcosa che non capii, probabilmente per la musica troppo alta, lo presi in braccio e lui si abbandonò inerme chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulla mia spalla.
Non potevo certo lasciarlo lì, con quella gente e le sue puttane. Era ubriaco perso tanto da non ricordarsi nemmeno chi fosse.
Uscii da quel locale e chiamai un taxi che si fermò subito.
Lo sdraiai sui sedili posteriori con l'aiuto del tassista che si era generosamente offerto di darmi una mano, e io mi sedetti sempre dietro, ma facendo appoggiare la sua testa sulle mie ginocchia.
-Bill dimmi il tuo indirizzo-
-Ssshh- mi piazzò un dito sulle labbra facendomi capire che non dovevo disturbarlo e voltò la testa verso destra, addormentandosi subito. La sua mano cade inerme sul suo petto e io ancora stravolto da quel gesto mi passai le dita nel punto in cui aveva sfiorato le mie labbra.
Il tassista mi squadrò aspettando che gli dissi dove andare, così tornai in me, presi il cellulare nella tasca e digitai il numero di David.
-Francisco, ma non sai che ore sono?-
-David, scusa il disturbo, ma devi subito darmi l'indirizzo di Bill, ti prego, è urgente-
-Urgente? è successo qualcosa?-
-L'ho trovato in un locale ubriaco e ora sono su un taxi, devo sapere dove abita-
-Hochstrasse 10, è una grande villa bianca, suona al campanello, dovrebbe risponderti Tom-
-Grazie…-
-Francisco, sono io a dover ringraziare te, portalo a casa, domani gli parlerò-
-Ok David, buonanotte-
-Buonanotte-
Attaccai e riferii l'indirizzo al tassista che dopo pochi minuti mi lasciò davanti a quell'immensa villa. Presi di nuovo quel debole corpo tra le mie braccia e avanzai verso il cancello nero. Era così leggero che se avessi potuto lo avrei tenuto stretto a me per tutta la notte, dopotutto avevo un fisico da ballerino: magro, ma allenato e forte.
Suonai con un dito un paio di volte e poco dopo mi rispose una voce assonnata.
-Ma chi è?-
-Tom, sono Francisco, aprimi per favore-
Non me lo fece ripetere due volte, Il cancello si spalancò e io corsi attraverso il giardino, salii le scale e arrivai davanti a una porta massiccia.
Lui appena mi vide sgranò gli occhi vedendo cosa avevo tra le mani si portò una mano alla bocca e fece un'espressione terrorizzata.
Balbettò qualcosa ma cercai di calmarlo: -Tranquillo, è solo addormentato-
Mi fece strada in quella grande casa e lo appoggiai delicatamente su un divano enorme color avana.
Si inginocchiò accanto a lui e sfiorò quel viso identico al suo.
-L'ho incontrato in un locale, ed è svenuto, era davvero ubriaco e io l'ho preso e caricato su un taxi, ho chiesto il vostro indirizzo a David e l'ho portato qui-
-Francisco non so come ringraziarti…-
-Non devi-
Lui si alzò in piedi e mi guardò. Aveva indosso una vestaglia di seta blu e le treccine raccolte in una coda che le ricadevano libere lungo la schiena.
-Vieni, ti offro qualcosa-
Mi condusse in una cucina bellissima e spaziosa. Dopo aver preso un caffè tornammo dal cantante che dormiva ancora, lui lo fissò per un po' e lo coprì fin sotto il mento con una pesante coperta.
-Abbiamo litigato- mi disse -Gli ho detto che doveva smetterla di andare sempre in giro e fare come cazzo gli pareva, che domani dovevamo farci trovare freschi e riposati, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Si stava annoiando alla festa e se ne è andato. Io e lui non litigavamo da molto tempo. Mi fa paura questo Bill…-
-Paura?- gli chiesi quasi senza capire.
Lui si accorse di aver tirato fuori un'argomento delicato e cercò di giustificarsi:
-No, cioè, volevo dire…-
Senza trovare le parole esatte scrollò le spalle e mi guardò ringraziandomi ancora di averlo riportato a casa.
Dissi che era molto tardi e che dovevamo riposare tutti, quindi mi avviai verso l'uscita. Prima di andarmene guardai ancora una volta Bill che dormiva con un'espressione così dolce che chiunque sarebbe rimasto lì a fissarlo per tutta la notte. Quando dormiva non era altezzoso, non era arrogante. Era semplicemente dieci volte più bello.
 
Top
pikkola stella
CAT_IMG Posted on 30/7/2011, 20:07




Bello! bello,bello, belllo e ancora bello!!!
non so in che altro modo descrivere il capitolo ...
mi piace tantissimo il modo in cui scrivi, io non riesco a fare capitoli così lunghi!
uhm, non so più cosa dire ... <_<
ah, già :woot:
posta, presto!!!
 
Top
LaStellinaPersa_
CAT_IMG Posted on 31/7/2011, 14:13




Demy sei bravissima a scrivere! Le tue ff mi fanno impazzire.. Bill descritto così sembra un angelo, anche se malvagio. Questo capitolo è fantastico! Bravissima..
 
Top
Demy_
CAT_IMG Posted on 1/8/2011, 20:14




Grazie mille ragazze :D
Eccovi il prossimo chapter

Capitolo 4

Avete presente quando vi sembra di aver appena chiuso gli occhi che già dovete alzarvi? Odio svegliarmi in quel modo, è come non aver dormito mai durante la notte.
Erano le 07.43, la sveglia sarebbe suonata due minuti dopo, inutile farla suonare, quel “driiiiin” non lo sopportavo proprio.
Mi stiracchiai e rimasi ancora pochi secondi nel letto, poi mi decisi di alzarmi e svegliarmi meglio allenandomi un po'.
Feci qualche Rond de Jambe in terza posizione appoggiato alla finestra che fungeva da sbarra, e qualche esercizio base per sciogliere i muscoli delle gambe. Le scarpe con le punte cominciavano a farmi male ai piedi, dato che ero un po’ fuori allenamento.
Dopo essermi lavato e vestito scesi di sotto dove servivano la colazione. Presi un caffè e un croissant, poi mi diressi nella hall, dove però non vedevo ancora nessuno degli altri.
Mi accomodai su una poltrona e aspettai.
Dopo le 08.00 scesero Cornelius con altri due tecnici e aspettammo David che arrivò puntuale alle 08.30. Calli, l'autista, ci scortò in aeroporto.
Nel bar dell'aeroporto incontrammo Dirk e i ragazzi seduti a un tavolo, David li chiamò e loro vennero verso di noi ognuno con i suoi bagagli, tranne il cantante che stava flirtando con la cameriera.
David si avvicinò a lui e congedò la ragazza che aveva appena dato il suo numero a Bill. Lui lo guardò con rimprovero e discussero per un quarto d'ora, solo che non riuscii a sentire niente, erano troppo lontani da me.
Tutti mi guardavano, tutti sapevano come era andata ieri notte.
Feci finta di niente e presi il cellulare fingendo di essere molto impegnato, ma un rumore di passi svelti mi distrasse facendomi alzare lo sguardo.
Il suo viso etereo e pallido era solcato da profonde occhiaie, che si affrettò a occultare indossando gli occhiali da sole.
Nessuno osava dirgli niente, il suo nervosismo si notava lontano un miglio di distanza e dava l'impressione che sarebbe stato capace di azzannare qualcuno se gli avessero chiesto anche soltanto l'ora.
Salutò tutti tranne me, non mi guardò nemmeno.
Una volta saliti sull'aereo, io e gli altri viaggiavamo in seconda classe mentre i ragazzi e David erano stati spostati in prima. Una Hostess mi venne a chiamare dicendo che ero desiderato dal frontman dei Tokio Hotel.
Io mi alzai prendendo fiato e oltrepassai una tendina azzurra che divideva le classi. Tutto era molto più moderno e spazioso, elegante e raffinato. La hostess mi indicò un posto in disparte, mentre gli altri seduti tutti più o meno vicini mi guardavano attraversare il corridoio, trovai Bill e lui mi fece segno di sedermi.
Mi fulminò con lo sguardo dicendo: -Tu non hai nessun diritto di…-
-Aspetta, Bill, lasciami spiegare…- gli dissi con un tono pacato.
-Non interrompermi!-
Abbassai gli occhi e rimasi in silenzio.
-Mi hai fatto prendere una sgridata assurda da David; se tu non avresti voluto fare l'eroe a quest'ora non avevo litigato con nessuno, e ti avrei semplicemente ignorato, come è giusto che sia. Perché tu non sei niente, te ne rendi conto? Non pensare di aver acquistato punti sulla mia fiducia dopo ieri notte, hai solo peggiorato la situazione. E non fare l'amico per favore, di amici ne ho quanti ne voglio, te sei solo un assistente. La prossima volta fatti i cazzi tuoi, che so cavarmela da solo-
Si voltò verso la piccola finestra con la vista mozzafiato di tante nuvole candide e qualche scorcio di oceano, e non mi rivolse più la parola.
Io mi alzai e tornai in silenzio in seconda classe, con lo sguardo basso, sentendo gli occhi di tutti puntati su di me.
"Certo che un grazie sarebbe stato sufficiente, Bill…" pensai amareggiato.
Dopo non so quante ore di volo atterrammo in Russia. Il freddo era di gran lunga peggiore di Berlino, non riuscivo a smettere di tremare finché non entrammo in un'arena dove i ragazzi si sarebbero esibiti il giorno dopo.
Non avevo molto da fare se nn guardare gli operatori indaffarati a montare il palco, quindi decisi di fare un giro anche per controllare il backstage. Passai accanto ai camerini e li vidi, rimanendo sulla soglia.
Bill fumava come al solito e rideva divertito mentre Georg faceva una buffa imitazione del gemello, che lo guardava cercando di non ridere con un sopracciglio alzato.
Mi sfuggì una risata e il cantante si accorse di me.
Mi guardò corrugando la fronte e diventando serio di colpo. mi osservava concentrato, come se volesse leggermi nel pensiero. Io distolsi lo sguardo e me ne andai.
Mentre camminavo per il corridoio vuoto, sentii dei passi dietro di me diventare sempre più veloci, mi voltai e vidi Bill venire verso di me. Mi spinse addosso alla parete e mi prese per la maglietta, con il viso vicinissimo al mio.
-Si può sapere che cazzo vuoi da me? Mi segui sempre, sei come un'ombra-
Io non risposi, trovai il coraggio di guardarlo negli occhi e mi persi in quella profondità color ambra.
Abbozzando un sorriso malefico disse: -Ti piaccio forse?-
Vidi una strana luce nei suoi occhi. Una cosa strana da spiegare, non era più il ragazzo dolce che parlava dell'amore durante le interviste, non era il Bill che si emozionava sul palco mentre cantava una canzone, ma nemmeno lo stronzo di sempre, era diverso sembrava... Crudele. Vidi un lampo di una strana luce diabolica attraversargli lo sguardo, e in un attimo mi spaventai. Che fosse quella la paura di cui parlava Tom? La stavo provando anch'io? Non riuscii a pensare, perché mi ritrovai le sue labbra premute contro le mie, in un bacio rabbioso e violento.
Dopo essersi staccato da me, si leccò le labbra e mi guardò ancora con quello sguardo. Mi lasciò la maglietta e girò i tacchi, tornando nel camerino a grandi falcate.
Io rimasi lì nella stessa posizione, anche quando una ragazza addetta alle pulizie si avvicinò e mi sventolò una mano davanti agli occhi.
Mi ridestai da quello strano stato di coma e senza dire una parola tornai al mio posto a fissare immobile gli addetti che montavano il palco e i tecnici che si occupavano delle luci.
Non riuscivo ancora a crederci, mi sudavano le mani e il cuore batteva all’impazzata, credevo che mi sarebbe schizzato via dal petto.
Era una cosa così impossibile, perché Bill Kaulitz avrebbe dovuto baciare proprio me, che come aveva già detto, ero solo un semplice assistente? Mi aveva detto chiaro e tondo che dovevo stargli alla larga, invece...
“Dio, non ci sto capendo più niente..” mi premetti le mani sulle tempie e scossi la testa.
-Bill, vogliamo fare qualche prova audio?- gridò Cornelius correndo sotto il palco.
Lui arrivò correndo con Gustav alle calcagna e ridevano entrambi come due ragazzini. Il batterista fece dietro front ancora ridendo e lasciò da solo Bill sul palco, che assunse un’aria molto professionale. Gli passarono il microfono e un ragazzo basso si avvicinò facendogli indossare un paio di strane cuffie.
Dopo un paio di minuti, partì la base e lui cominciò ad esercitare la voce prima di attaccare con la canzone.
Rimasi lì in disparte ad ascoltare con gli occhi chiusi quella voce. Non avevo mai ascoltato niente di simile, mi vennero i brividi solo pensando quanto sarebbe stato bello mentre cantava, ma preferii tenere gli occhi chiusi e concentrarmi di più sulla voce che sul suo aspetto. Il suo canto mi scivolava sulla pelle, era una melodia dolce, così dolce da lasciarmi trasportare e dondolai piano su quelle note.
Aprii i miei occhi.
I suoi mi rapirono.
Fissavano me mentre cantava e le note gli uscivano più rabbiose, poi quando la musica era più dolce socchiudeva gli occhi e alzava le sopracciglia, regalandomi un’espressione così tenera...
Mi sorrise per un decimo di secondo, poi distolse lo sguardo e si dimenticò di me.
Mentre parlavamo con gli altri a pranzo Natalie notò che c’era qualcosa che non andava. Mi si avvicinò e disse a bassa voce:
-So che sei abbastanza riservato, ma oggi lo sei molto di più, sei ancora turbato per la storia di Bill?-
-Quale storia?- dissi alzando gli occhi per guardarla. Pensavo che avessero già scoperto cosa fosse successo in corridoio, ma poi mi rassicurai quando le sentii dire: -Si, del fatto che ti ha trattato male stamattina in aereo... Ero lì dietro, ho sentito ciò che ti ha detto-
-Ah... No, non è per quello, sono solo un po’ stanco, credo sia normale-
-Sei sicuro?- disse squadrandomi dal basso verso l’alto.
-Si si-
-Beh, forse il viaggio ti ha stancato. Riposati, stasera non abbiamo nulla da fare-
Annuii e diedi un ultimo morso al mio panino.
Verso le 19.00 andammo tutti in hotel, mentre distribuivano le camere io stavo seduto su una poltrona nella hall aspettando che mi chiamassero per consegnarmi la chiave della stanza.
Georg si avvicinò e si sedette della poltroncina davanti a me, io gli sorrisi e lui si scostò una ciocca di lunghi capelli come solo lui sapeva fare.
-Sai, tuo fratello era bravo, ma te fai questo lavoro solo da tre giorni e sei già ai suoi livelli-
Sentii le mi guance avvampare e sorrisi imbarazzato.
-Non vedo l’ora che arrivi domani, il primo concerto del tour è sempre più emozionante degli altri-
-Anche io non vedo l’ora, non sono mai stato ad un concerto...-
-Davvero?-
-Già. Credo che vederlo dal backstage però non sia la stessa cosa-
-Beh ci sono i pro e i contro. Sicuramente quando lo vedi dal parterre o dalle tribune fa tutto un’altro effetto, è come una magia-
Annuii cercando di immaginare le milioni di fan fissare quel biglietto tra le mani e piangere di gioia a pensare che solo poche ore le separavano dai loro idoli.
-Un giorno lo vedrai un concerto, che musica ti piace?-
-Mi piacciono molto i Placebo, hanno fatto un concerto a Madrid ma non potevo permettermi il biglietto...-
In realtà la storia era un’altra, ma cercai di mascherare la mia tristezza con un lieve sorriso.
-Piacciono anche a Bill... Ti prometto che un giorno ti porterò ad un loro concerto-
-Lo faresti davvero?-
-Certo, perché non dovrei-
-Georg, io non so davvero cosa dire...-
Lui mi diede una leggera pacca sulla spalla alzandosi e disse: -Non devi dire niente, quando faranno il tour ci andremo-
Io non sapendo come esprimere la mia gioia lo guardai e dissi solo: -Grazie-
Mai avrei pensato di farmi qualche vero amico durante quel tour, credevo che le star fossero tutte un po’ come Bill, anche se il suo comportamento mi incuriosiva parecchio. C’era qualcosa in lui di strano, non era sempre così stronzo, con i ragazzi si comportava bene, tranne qualche volta che litigava anche con loro. Di una cosa ero sicuro, non lo avevo mai visto litigare con Tom, anche se lui mi aveva detto che prima di partire avevano avuto una discussione. Bill nascondeva qualcosa a tutti, qualcosa di estremamente tragico che gli era successo in passato, ne ero certo. La voce del direttore dell’hotel mi ridestò dai miei pensieri, pronunciò il mio nome alzando una chiave. Io mi avvicinai e lui me la porse gentilmente.
Salii al sesto piano e cercai la camera numero 516. Incrociai Bill e Tom nel corridoio, quest’ultimo mi salutò gentilmente, mentre il cantante non mi degnò neanche di uno sguardo. Dopo aver trovato la camera guardai verso sinistra e vidi Bill entrare in una stanza due porte più giù della mia, e Tom in quella dopo.
“Bene, ci mancava solo averlo sullo stesso piano, così potrò torturare la mia mente incontrandolo in continuazione e desiderarlo ogni volta”
Dopo aver disfatto le valige mi sdraiai sul letto per rilassarmi, ma il cellulare squillò e dovetti alzarmi visto che lo avevo lasciato sul davanzale della finestra.
Sullo schermo lessi un nome che in quell’istante mi rese il ragazzo più felice della terra.
-Signora Sveva...- risposi contento.
-Ciao tesoro, come stai?- rispose l’anziana signora con una voce dolce.
Era la donna che mi insegnava danza classica, l’ex prima ballerina.
-Bene, grazie, adesso sono a Mosca, qui fa veramente freddo... Lei come stai??-
-Come una vecchia che si emoziona a sentire la tua voce. Mi mancano i pomeriggi in tua compagnia... Dimmi, com’è Mosca? Fai un salto a vedere il teatro Bol'šoj, non ti immagini cosa sia, io ballai Giselle negli anni 50, ancora lo ricordo come fosse ieri...-
Parlava sempre di quando era giovane e di quanto era aggraziata sulle punte... Io vidi le locandine che tutt’ora conserva a casa e le foto di quando ancora danzava, era semplicemente un’incanto.
La conobbi quando avevo appena undici anni...

Una calda mattina di agosto, giocavo da solo lungo il marciapiede del mio quartiere di Valencia. Rubai a un giornalaio una rivista a caso e cominciai a sfogliarla accorgendomi che parlava di danza. Dopo le prime immagini mi ero già demoralizzato, vedendo quelle ballerine così leggiadre che sembrava che volassero, credendo che non avrei mai potuto essere come loro.
Ero seduto sul ciglio del marciapiede e gettai via la rivista, quando lei mi si avvicinò e mi rimproverò:
-Ti sembra il modo di trattare l’ambiente? Non è bello gettare la roba per strada, ragazzino. Oh... ancor meno bello se quello che stai gettando parla di un’arte così raffinata!- disse abbassandosi e raccogliendo il giornale. Era una donna alta e molto magra, con i capelli grigi raccolti in una crocchia e un vestito completamente nero che la copriva dal collo fino alle caviglie. Il viso con appena qualche ruga e le labbra sottili pennellate di rosso acceso.
Io mi scusai e lei si avvicinò dicendo: -Vieni con me, sto giusto andando in un posto dove credo imparerai molto-
Così mi prese per mano e io andai con quella sconosciuta nel teatro principale.
Non ci ero mai stato, era troppo bello e lussuoso per un bambino come me, che si accontentava di giocare per strada.
Le luci si abbassarono e il sipario si alzò. Per tre ore rimasi incantato senza distogliere mai lo sguardo dal palco. Non lo dimenticherò mai. “Il lago dei cigni”.
Rimane tutt’ora la mia opera preferita.
Cominciò tutto da lì.
-Ma allora ci sono anche dei ragazzi che ballano!- le sussurrai tutto contento vedendo dei ballerini sulle punte che facevano volare le ragazze vestite da cigno.
-Certo, non è mica un’arte solo per donne-
Con un sorriso smagliante continuai a godermi lo spettacolo e mi sentivo gli occhi di lei addosso, con un sorriso simile al mio, per quanto era felice di avermi trasmesso il suo amore per la danza.
Quando uscimmo le dissi: -Ma non sarò mai come loro...-
-Perché no? Vieni da me, ti darò io delle lezioni-
-Dice sul serio?!-
-Certo tesoro, sono stata una ballerina anch’io, anche se per colpa di questa dannata gamba non volteggio da anni- disse indicando la gamba sinistra con il bastone a cui era appoggiata.
Con i problemi di salute che aveva mia madre dovetti rifiutare, visto che facevo di continuo avanti e indietro tra la scuola e l’ospedale, e le lezioni di danza le rimandai per un anno. Compiuti i dodici anni mollai gli altri impegni e dopo la scuola andavo da lei di nascosto.
Era come una seconda mamma per me, le volevo troppo bene, e poi, è grazie a lei che volevo realizzare il mio sogno di diventare un ballerino professionista.

Sorrisi e smisi di pensare alla mia infanzia. Giocherellai con la tenda color porpora, avrei voluto davvero visitare quel famoso teatro, ma purtroppo non avevo tempo...
-Magari avessi tempo per andarci, sto qui solo fino a dopodomani, poi partiamo per Amsterdam-
-Troppo poco tempo, tesoro-
-Lo so, sono qui per lavoro, non posso permettermi di svagarmi purtroppo-
-Starai lontano da me per troppo tempo, lo sai che ti chiamerò ogni giorno, vero?-
-Io mi arrabbio se non lo fa- le dissi ridendo.
-Li fai i tuoi esercizi? Quando tornerai ti rimetterò sotto pressione, lavoreremo duramente, devi essere perfetto quando farai le audizioni per entrare alla Julliard-
-La Julliard. Magari... è una scuola troppo prestigiosa, già so che non mi prenderanno mai-
-Tu non ti rendi conto del talento che hai, Francisco-
Qualcuno bussò alla porta.
-Sveva, devo andare ora-
-Va bene, chiamami quando hai un secondo libero, ciao tesoro mio-
-A domani- dissi mandandole un bacio. Attaccai e corsi verso la porta.
Quando aprii vidi Gustav che giocherellava con un paio di bacchette tra le mani.
-Ehi Francisco, volevo sapere se ti andava stasera di unirti a noi, andiamo a cena in un ristorante in centro-
-Grazie Gustav, ma sono un po’ stanco, preferirei riposare-
-Ma dai! Anche gli altri vogliono che tu venga, siamo solo noi della band, tu sei quello che si avvicina di più alla nostra età e ci troviamo bene con te, quindi ci fa piacere se esci con noi-
Ci pensai un po’ e dopo pochi secondi di indecisione annuii sorridendo.
-Va bene, ma non posso fare tardi, altrimenti domani non posso svegliarmi presto-
-Perché? Sei un tipo mattiniero? Meno male, ho trovato qualcuno simile a me-
Risi e poi risposi: -Si, perché devo tenermi allenato-
-Intendi dire con la danza? Fico, posso venire a vederti?-
-Oh, non ho mai avuto uno spettatore- dissi arrossendo.
-Beh, da oggi ce l’hai! Allora, preparati e ci vediamo nella hall verso le 21.00, ok?-
-Ok-
Richiusi la porta e mi feci subito una doccia calda, aprii l’armadio guardando attentamente i vestiti che avevo sistemato poco prima.
Non c’era molto da scegliere, optai per una Maglietta bianca a maniche lunghe con scollo a V e un gilet di lana nero.
Un paio di Jeans scuri e semi distrutti, e scarpe nere non molto eleganti.
Quando mancavano solo dieci minuti all’ora prestabilita, indossai il cappotto e una sciarpa bianca, visto l’inverno rigido a cui non ero abituato, e scesi di sotto.
Passai davanti alla stanza di Bill e dopo essermi accertato che nessuno mi vedesse posai l’orecchio sulla porta e rimasi in ascolto.
Niente, forse si stava vestendo.
Presi l’ascensore e notai con mia grande sorpresa che stavano tutti e quattro aspettando me.
-Su, Francisco, non hai fame?- disse Tom ridendo.
Io mi avvicinai a loro sorridendo e dissi: -Grazie dell’invito ragazzi-
-Oh, non ringraziarci tutte le volte, durante questo tour passeremo molto tempo insieme, sei l’unico dello staff che ha la nostra età, non possiamo lasciarti scappare ahahah- disse Georg.
Bill accennò a malapena un sorriso e mi guardò alzando un sopracciglio.
Uscimmo dall’hotel e una limousine ci scortò in centro.
Era naturale, avendo solo pochissimi anni di differenza io e i ragazzi avevamo molte cose in comune. La serata passò velocemente tra chiacchiere e scommesse che Gustav rifilava continuamente a Georg, che mi facevano morire dalle risate. A ristorante Bill si sedette vicino a me e ogni tanto mi lanciava qualche occhiata.
Le sue battutine acide non mancavano mai, ma per quasi tutta la cena rise spensieratamente e parlò a lungo con tutti. Ovviamente tutti tranne me. Quando provavo a parlargli mi rispondeva giusto con un si o un no, non discuteva con me come faceva con gli altri. Non capivo il suo comportamento, evidentemente si divertiva ad ignorarmi, ma non riuscivo a detestarlo. Dopotutto, non riuscivo nemmeno a non pensare a quel bacio.
Bill Kaulitz era un vero mistero per me. Così bello per quanto stronzo.
Notai uno strano rapporto con Georg, un minuto prima si detestavano a vicenda e poco dopo ridevano spensierati come se due migliori amici.
Mentre passeggiavamo per le strade moscovite, i ragazzi leggermente brilli barcollavano ridendo, mentre i gemelli, sobri come me, ridevano sentendo le cazzate che sparavano a raffica Gustav e Georg.
Tom si offrì volontario per andare ad aiutare i ragazzi che dicevano di dover vomitare ed entrò in un bar con loro. Bill fece una faccia schifata e rimase fuori con me accendendosi una sigaretta, già la quinta da quando eravamo usciti dal ristorante.
-Non dovresti fumare...-
Mi guardò alzando un sopracciglio e facendo un lungo tiro.
-E tu dovresti farti gli affari tuoi-
Scossi nervosamente la testa e ci rinunciai. Tanto ormai non avevo più speranze di riuscire ad instaurare un rapporto con lui.
Fece una risata amara e mi prese il volto con due dita facendomi voltare a guardarlo.
-Mi diverti, sei così timido...-
Io rimasi rapito dai suoi occhi, così come quando mi aveva baciato nel corridoio del backstage.
Mi accarezzò il mento con un dito e mi liberò da quella dolce presa.
Non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa dire. Ero rimasto lì a guardarlo come un’idiota, non volevo liberarmi dalla magia dei suoi occhi.
Purtroppo distolse lo sguardo concentrandosi su una ragazza che ci passò davanti, che nonostante il gelo, indossava un corto vestitino verde, mettendo in mostra un paio di gambe e un sedere che Bill non poté non apprezzare.
Tornò a guardare me e con un sorriso divertito disse: -Proprio come pensavo. Non l’hai nemmeno guardata-
-L’ho guardata, ma con gelosia-
-Perché, vorresti avere un paio di gambe come quelle?- disse divertito
-No, perché vorrei che tu mi guardassi allo stesso modo-
Lui diventò serio e io mi pentii immediatamente per quello che avevo detto, che stupido ero stato! Lo avevo detto ad alta voce quando volevo solo pensarlo.
“Maledetta boccaccia” pensai maledicendomi.
Ero uscito allo scoperto, ormai non era più un segreto che mi piacesse. Abbassai gli occhi e arrossii violentemente. Lui non disse niente, e la cosa mi spaventò.
Quando arrivarono gli altri Tom notò subito il mio cambiamento d’umore.
-Tutto ok?- mi chiese.
-Si, sono solo un po’ stanco-
-Allora torniamo in hotel, almeno portiamo a letto anche questi due-
Georg e Gustav accusavano un forte mal di testa e, ovviamente dopo una sbronza, volevano solo andare a dormire.
Nella hall, mentre Tom si avviò verso la reception per prendere le nostre chiavi, Bill scarabocchiò qualcosa su un tavolo lì vicino, e dopo, in ascensore, mi infilò nella tasca del cappotto un biglietto.
In corridoio salutai i ragazzi e lui mi guardò con una strana espressione. I suoi occhi erano così penetranti tanto da farmi desiderare di perdermici dentro.
Mi fissò per qualche altro secondo prima di sparire nella sua camera.
Quando io entrai nella mia, mi chiusi la porta alle spalle e mi affrettai a tirare fuori il biglietto.
“Vieni nella mia suite tra mezz’ora”
 
Top
LaStellinaPersa_
CAT_IMG Posted on 1/8/2011, 23:16




Questo capitolo è molto intrigante! Bill si è comportato da vero stronzo con Francisco! Invece che ringraziarlo lo ha sgridato e trattato come una pezza da piedi! Però poi quel bacio e quel bigliettino.. bah.. Bill mi sembra stronzo, divertito, ma anche un pò incuriosito e spaventato! Uff voglio sapere cosa farà nella suite e perchè si comporta così! perchè Tom ha paura?? Non puoi lasciarci così Demy.. sei proprio brava complimenti tesoro! Questa ff è bellissima..
 
Top
277 replies since 27/7/2011, 14:59   5277 views
  Share